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 In Italia, facendo seguito alle direttive europee, abbiamo oggi un complesso di leggi, sapientemente racchiuse nel Testo Unico D.Lgs 81/08, sufficientemente preventivo e protettivo dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Tuttavia, per quante accortezze tecniche, strumentali ed organizzative adottiamo, oltre al rischio non prevedibile ed occasionale, resta sempre un rischio residuo e mutevole dovuto al fattore umano.

Nel considerare i fattori di rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore, oltre alla probabilità che essi si verifichino ed all’entità dal danno, che possono provocare, bisogna tener conto anche del fatto che essi siano percepiti e dal modo in cui vengono percepiti. In tal senso, talvolta, anche fattori potenzialmente poco probabili o poco dannosi, con comportamenti non corretti, possono generare rischio effettivo.
La percezione del rischio, come noto, subisce notevoli differenze individuali, di età, di esperienza, di genere, di contesto, di tempo e di luogo. Si pensi ad esempio ad un lavoratore che non abbia sufficientemente dormito, al lavoratore distratto o a quello ansioso, al lavoratore esperto o a quello neofita, oppure alle lavoratrici in gravidanza, oppure alla considerazione dell’ambiente lavorativo, come una "seconda casa" ed all’altissima statistica di infortuni domestici….
 
Il fattore umano di rischio, nel determinismo degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali e del rischio psico-fisico, occupa una posizione di preminenza sugli altri fattori. Per questo motivo, già con l’ex D.Lgs 626/94 ed ancor più con il D.Lgs 81/08, il legislatore ha dato notevole importanza alla conoscenza ed alla percezione dei rischi, formalizzando l’informazione e la formazione dei lavoratori, come misure atte a favorire le azioni comportamentali più idonee alla prevenzione e protezione dai rischi. Con il D.Lgs 81/08,  infatti, vi è uno spiccato salto di qualità ed una marcata attenzione al fattore umano ed in particolare alle condizioni di stress psico-sociale, correlate al lavoro, che vengono annoverate tra i possibili fattori di rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore.

I lavoratori per i quali risulta alto il rischio stress lavoro correlato, oltre ad essere passibili di conseguenze psicosomatiche, espongono se stessi ed i propri colleghi a situazioni di pericolo. Infatti, in condizioni di stress notevole, può alzarsi la soglia di percezione del pericolo o esserci un calo d’attenzione che mette a rischio tutto l'ambiente di lavoro.
Il lavoratore stressato inoltre assume un atteggiamento di fuga dal lavoro, di difficoltà nelle relazioni interpersonali e di decremento della performance. Forme di stress lavoro correlato, se protratte nel tempo, diventano delle vere e proprie sindromi.

La contemplazione dei rischi stress lavoro correlati, di natura psico-sociale, con il D.Lgs 81/08, trova pieno riconoscimento e puntuale identificazione, nell’obbligo, per il datore di lavoro, di valutare il rischio "stress da lavoro", secondo l’Accordo Europeo siglato a Bruxelles l’8 ottobre del 2004.



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